QUESTIONE DI CHEMICAL

Ignoravo l’esistenza del o della cantante Rosa Chemical fino a quando la deputata Maddalena Morgante si è alzata nell’aula di Montecitorio per chiederne l’esclusione dal prossimo Festival di Sanremo. Forse la parlamentare di Fratelli d’Italia è un abilissimo ufficio-stampa, perché da qualche ora di Rosa Chemical parlano tutti. Ma se così non fosse, e la Morgante avesse veramente deciso di utilizzare il palcoscenico della Camera per invocare una censura nei confronti dell’amore fluido di cui Chemical è interprete? Allora bisognerebbe darle una notizia: da alcuni mesi il partito di cui fa parte non è più seduto sui banchi dell’opposizione. Finché si sta all’opposizione è naturale che ci si batta per affermare la propria identità, rimodellando il mondo in base ai propri gusti. Quando però si va al potere, le cose cambiano. Si devono governare gli esseri umani non come si vorrebbe che fossero, ma come sono davvero, senza visioni da Stato totalitario che ficca il naso sotto le lenzuola dei governati, suggerendo di quali preferenze sessuali e di genere si possa parlare o tacere in tv. La fluidità esiste, è presente dentro la società, e in modo consapevole soprattutto nelle nuove generazioni che la sorella d’Italia vorrebbe proteggere dall’esposizione televisiva di Rosa Chemical. Il Festival, come i giornali, non crea la realtà. La fotografa. E da un partito di governo i cittadini pretendono che amministri i nuovi fenomeni, non che si illuda di rimuoverli cestinandone la fotografia.

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