PUTIN A MARIUPOL, CHE COSA VUOL DIRE LA VISITA: SUI TERRITORI GIà CONQUISTATI NON SI TRATTA

Mica un viaggio di lavoro come gli altri. Anche se il comunicato ufficiale del Cremlino usa la consueta formula utilizzata per le visite da un giorno non previste dall’agenda ufficiale, la doppia trasferta di Vladimir Putin prima in Crimea e poi a Mariupol ha un significato particolare.

La sua immagine è stata scalpellata dall’etichetta di ricercato internazionale che da venerdì scorso gli ha affibbiato l’Aja. Come hanno detto molti esperti schierati dalla parte del presidente russo, il suo ex consigliere Sergey Markov tra i tanti, quella della Corte dei diritti umani è stata una mossa inaspettata, che ha colto di sorpresa il Cremlino. Sarà anche l’ennesimo complotto di Mosca e Washington, come è stato fatto passare in Russia e sui talk-show, ma indica in modo chiaro che la presenza di Putin al potere costituisce un punto di non ritorno, e sarà considerata come il principale ostacolo alla ripresa di normali relazioni internazionali con il mondo occidentale.

E nonostante tutti i proclami dell’ultimo anno, una Russia chiusa su se stessa, che guarda solo ai Paesi non allineati, e fa affari con la Cina partendo da una condizione di necessità, è una ipotesi alla quale la stragrande maggioranza delle élite economiche guarda con terrore. Dal febbraio del 2022, ma anche da prima, ogni discorso di Putin lascia intendere in modo chiaro che per lui la strada verso Oriente è tracciata e non ci saranno inversioni di marcia, per altro non semplici da fare accettare dopo quello che è successo in Ucraina. Ma c’è un pezzo del Paese, importante a livello economico e di scarso peso politico, che ancora spera in una ricomposizione, consapevole del fatto che nella attuali condizioni sarà difficile reggere a lungo. L’accusa rivolta a Putin dalla Corte dell’Aja è un marchio di infamia che lo rende poco spendibile per qualunque negoziato futuro.

Le visite guidate di questo fine settimana sono un modo per ribadire la propria inscindibilità dal destino della Russia. Non avrete altro Zar all’infuori di me. E per dimostrarlo, prima un viaggio a Sebastopoli, in quella Crimea amatissima dai russi la cui annessione a nove anni di distanza non è ancora stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Una regione separata dalla presunta madre patria, dove imperversano le bande criminali come nella Russia degli anni Novanta, secondo le denunce degli stessi governanti nominati dal Cremlino. Ma contava il gesto, a ribadire una connessione sentimentale con il suo popolo.

Poi, Mariupol. Il primo viaggio in un territorio occupato, in una delle quattro provincie ucraine annesse alla Russia con il frettoloso referendum dello scorso settembre. A mettere insieme l’intero pacchetto, il messaggio appare rivolto soprattutto all’ospite illustre che sta per arrivare al Cremlino. Il presidente cinese da domani sarà a Mosca per «concludere importanti accordi economici» con il suo alleato più importante e ingombrante. Ma è inevitabile che gran parte dei colloqui con Putin saranno dedicati alla ricerca di un modo per uscire da questa situazione di stallo. La Cina ha presentato un piano, nel quale si parla in modo chiaro di tutela della sovranità di tutti i Paesi, ma non si fa cenno agli eventuali confini dell’Ucraina, alla sua forma territoriale ultima né alla Crimea. A Pechino la linea del fronte non interessa, l’unica cosa che conta è la stabilità russa, impedire un cambio di regime che porti aperture all’Occidente.

Con le sue sortite, Putin traccia una linea, dicendo che le conquiste territoriali russe non sono oggetto di eventuali negoziati. Indietro non si torna. Un modo per rendere inutile l’avvio di qualunque trattativa, ponendo condizioni inaccettabili per l’Ucraina e per l’Occidente, per dire che la guerra continua, e infine per obbligare la Cina a schierarsi dalla sua parte, senza finti equilibrismi. Tutto questo alla vigilia dell’incontro con il presidente Xi, l’uomo da cui dipende in gran parte il futuro economico, e non solo quello, della Russia. Alla fine si torna sempre a quel cortile di San Pietroburgo, dove un Putin ragazzo inseguiva i topi con i bastoni. Quando un grosso ratto che lui aveva chiuso in un angolo tentò di morderlo con rabbia, il futuro presidente imparò il precetto fondamentale della sua futura dottrina. Quando non hai via di uscita, reagisci sempre. Alza la posta, rilancia, diventa ancora più aggressivo. E più pericoloso.

2023-03-19T15:45:54Z dg43tfdfdgfd